Un premier allo sbando connivente e ricattato
por andrea em domingo, 18 de setembro de 2011 às 14:42
Ce la faremo da soli? Molti ci sperano, magari per scaramanzia. Oppure per quel “dover essere” che implica un richiamo alla coscienza morale, ma è chiaro e l’abbiamo scritto più volte che da questa crisi si può uscire tutti insieme o tutti insieme affonderemo perché l’economia internazionale è a tal punto intrecciata da costruire un unico sistema di forze e di debolezze.
Lo si è visto venerdì scorso, quando cinque Banche centrali – la Fed americana, la Bce europea, la Banca d’Inghilterra, la Banca giapponese e quella svizzera – hanno inondato di liquidità il sistema bancario europeo con prestiti in dollari a tre mesi per cifre illimitate. I mercati hanno respirato, le Borse sono ritornate in positivo, gli “spread” sono diminuiti. La via di salvezza è questa? Stampare moneta per tirare i Paesi fuori dalla recessione che li minaccia, magari a prezzo di scatenare l’inflazione?
No, non è questa la via e le Banche centrali lo sanno bene. L’inflazione a due cifre – che avrebbe il pregio di svalutare i debiti sovrani riducendoli a carta straccia – è l’imposta più odiosa perché è la più regressiva che possa immaginarsi, colpisce tutti i redditi fissi, stipendi, salari, pensioni, arricchisce i già ricchi e impoverisce i ceti medi. Spezzerebbe definitivamente una coesione sociale già indebolita da crepe profonde.
Le Banche centrali possono intervenire per fornire all’ammalato una boccata d’ossigeno
in attesa che la terapia contro la malattia faccia il suo effetto. Purché la terapia sia appropriata e somministrata con tempismo nella giusta misura.
Questo discorso riguarda tutti i Paesi convinti dalla crisi, ma da noi, in Italia, esiste ed opera con sempre maggiore intensità un altro elemento aggravante. Noi da tempo non siamo più governati. Da tempo il nostro Paese è scivolato agli ultimi gradini della credibilità internazionale. Il “premier” che guida il governo è diventato una barzelletta, le cancellerie evitano di incontrarlo, le autorità europee alle quali chiede l’elemosina di un incontro rifiutano di comparire insieme a lui nelle conferenze stampa.
Ci vorranno anni e anni prima di poter recuperare la perduta dignità, ci vorrà un tenace lavoro di restauro delle istituzioni, occupate o insidiate da una vera e propria banda della quale il “premier” fa parte o dalla quale è sistematicamente ricattato.
In questi giorni la curiosità dell’opinione pubblica è concentrata soprattutto sulla sfilata di prostitute o di “ragazze di vita” fornite da procacciatori su richiesta del presidente del Consiglio e avviate verso le sue residenze private e semi-pubbliche. Ma l’attenzione principale dovrebbe invece essere rivolta ai contatti sistematici del premier con alcuni lestofanti di professione, a cominciare da quel Lavitola che al tempo stesso lo serve e lo ricatta.
È certamente scandaloso che mentre il Paese attraversa la sua più grave crisi economica il premier confidi alle ra
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