Terzo Polo-Bersani, patto senza Di Pietro
por andrea em sábado, 12 de fevereiro de 2011 às 12:19
Grande coalizione (con Vendola) in caso di elezioni anticipate
Dietro il palco, Gianfranco Fini non è di buon umore. Gli hanno detto che la sala del congresso è mezza vuota e infatti l’orario di inizio dell’Assemblea costituente di Futuro e libertà via via slitta, fino a cumulare un ritardo di un’ora e mezza. Ma alle cinque della sera il grandissimo “Padiglione 18” della Fiera si è ripopolato e dei 3500 posti a sedere, almeno duemila sono occupati. Una bionda annunciatrice finalmente può lanciarsi nell’annuncio più atteso: «Salutiamo l’ingresso in sala di, di… Gianfranco Fini».
Ovazione dei duemila, dura sessantadue secondi, ma il pathos è un po’ meno intenso di quello che accolse il Capo a Mirabello, per non parlare dell’entusiasmo commovente dei seimila di Bastia Umbra. E un filo di incertezza deve attraversare anche Fini, se lui, proprio lui, sempre così sicuro di sé, nel fervorino iniziale, ad un certo punto dice: «Il tempo dirà se saremo stati all’altezza di un compito tanto ambizioso».
Certo, arrivare a Milano a proprie spese e restarci per due notti non è impresa per tutti, ma il nuovo partito nasce in un momento di “bassa” del consenso attorno ai futuristi, come confermano tutti i sondaggi. E’ per questo motivo che Fini e i suoi colonnelli nei giorni scorsi hanno deciso che dal congresso dovrà uscire un messaggio nitido, tanto più necessario dopo le oscillazioni comunicative dei mesi scorsi.
Un messaggio che è stato trasmesso ai duemila dai due “colonnelli” più vicini a Fini: Ha detto un applauditissimo Adolfo Urso: «Il Fli sarà un partito di destra e noi non vogliamo fare un terzo polo che faccia da ago della bilancia, ma un Nuovo Polo che erediti il blocco sociale dell’attuale centrodestra e sia alternativo alla sinistra». Anche Italo Bocchino ha ripetuto una decina di volta la parola «destra» associata al Fli e declinata sotto varie forme («del futuro», «europea», «popolare»), un partito che sia pronto a ereditare l’elettorato di centrodestra quando scorreranno «i titoli di coda del berlusconismo».
Insomma i futuristi si ributtano a destra. Anche se proprio Bocchino si è “scoperto” con un piccolo equilibrismo verbale: «Nel passaggio tra la Seconda e la Terza Repubblica non rifaremo l’errore nel passaggio tra Prima e Seconda, stavolta riscriveremo le regole comuni tutti assieme». Un’acrobazia semantica con un suo perché: se il messaggio-forte del congresso sarà quello del partito di destra, dietro le quinte è maturata in questi giorni una svolta di prima grandezza, confidata proprio da Bocchino due giorni fa: se la legislatura dovesse cadere nel giro di poche settimane e si andasse ad elezioni anticipate a maggio-giugno Pierluigi Bersani, Pierferdinando Casini, Francesco Rutelli e Gianfranco Fini hanno già stretto un accordo per presentarsi con la stessa coalizione.
Un accordo di massima che prevede l’inclusione nella coalizione di Nichi Vendola e l’esclusione di Antonio Di Pietro. Un altro snodo di questo congresso è rappresentato dalla classe dirigente del nuovo partito. Fini ha deciso di non assumere incarichi di guida, un escamotage per sfuggire ad una nuova ondata di critiche di chi tornerebbe a rimproverargli l’incompatibilità tra Presidenza della Camera e guida effettiva del Fli.
Perciò si autospenderà da Presidente del Fli, uno smarcamento per salvare la forma e che ricorda quello di Berlusconi autosospeso da presidente del Milan, di cui però resta il leader effettivo. La guida effettiva del partito, dopo le ultime trattative, dovrebbe andare a Italo Bocchino, nella qualità di coordinatore o segretario, poco cambia.
La notizia, trapelata attraverso le agenzie, ha fatto imbestialire Adolfo Urso, che è stato coordinatore del comitato costituente di An e lo è stato del Fli. Urso non ha partecipato alla cena “sociale” con lo chef di “corte” Vissani e il dissidio è destinato a metter pepe su un congresso finora senza emozioni.