Pubblicazione dell’Associazione per l’Interscambio Culturale Italia Brasile Anita e Giuseppe Garibaldi

Milano, ecco tutti i film che nessuno distribuisce

por andrea em sábado, 19 de fevereiro de 2011 às 9:58

 

CINEMA La prima edizione di «Dispersival»
Si è appena svolta a Milano Dispersival, rassegna cinematografica che ha come fine quello di dare visibilità a film che in Italia non hanno trovato distribuzione, il più delle volte inspiegabilmente, visto il livello delle proiezioni. «Ogni anno si producono 25mila film – ha spiegato Alberto Brumana, tra gli organizzatori del festival – ma nelle sale italiane ne arrivano solo 500. Fosse solo per una questione di numeri, le probabilità di perdersi del buon cinema sono alte». Insomma, il Dispersival è un festival combattente che mette alla luce e punta l’occhio di bue su un annoso problema. Perché i tappi di champagne saltati con l’avvento di quella meravigliosa rivoluzione digitale che ha ammazzato i costi di produzione permettendo a idee di concretizzarsi in film, non ha risolto, invece, il problema della distribuzione degli stessi, per cui molti titoli restano opere compiute in un cassetto. La tavola rotonda della serata di apertura era incentrata proprio su questo argomento. Abbiamo rivolto alcune domande agli organizzatori della kermesse.
Quali sono le forze che si oppongono alla distribuzione di migliaia di film validi?
Le grosse case di distribuzione non sono interessate a un prodotto di nicchia – dice Brumana – hanno un catalogo di film sicuri. Poi ci sono le piccole case di distribuzione che però vivono di ciò che distribuiscono e spesso preferiscono non rischiare con titoli minori, dovendoci investire dei soldi come per i film stranieri dove ci sono anche i costi del doppiaggio anche se poi magari si rivelano campioni di incassi, come ad esempio il caso di Juno, film indipendente che ha incassato infinitamente più del suo costo di produzione.
Si può aggirare il problema?
In Italia si sta usando il sistema della predistribuzione. Il regista o la produzione, prima che il film sia ultimato mette i vendita sul suo sito il dvd, oppure chiede che vengano prenotati dei posti nelle sale in cui verrà mostrato. In questo modo si riescono sia ad incassare dei soldi mentre si sta realizzando il film che ad avere una visibilità tramite internet, grazie al passaparola.
Com’è nata l’idea di questo festival?
«Dispersival nasce da un sito internet, hideout.it – interviene Domenico De Monte – Si occupa di recensioni di film che non hanno avuto distribuzione in Italia e si è sviluppata così una collaborazione con italian subs addicted: hideout recensiva le pellicole e loro li sottotitolavano. L’incontro con un’associazione culturale, La Scheggia, è stato il veicolo per uscire dalla rete. Quando li abbiamo conosciuti, abbiamo sposato la loro causa e cominciato a fare rassegne insieme. Questa è la prima edizione del festival».
I film passati in programma nella rassegna sono titoli interessanti, a partire da quello di apertura Youth in Revolt di Miguel Arteta con Ray Liotta, Steve Buscemi e Michael Cera (attore in Juno), caustica cronaca di una storia d’amore tra due adolescenti immersi fino al collo nella provincia americana, con la Francia e tutto ciò che è francese come via di fuga mentale, inclusa la creazione, per il protagonista maschile, di un alter ego francofono, che fuma, affascina e incendia macchine.
Fra gli altri, anche Sita Sing the Blues di Nina Paley, ormai una bandiera del movimento free culture americano (e non), che con questo film di animazione distribuito con licenza creative commons e distribuito su internet (www.sitasingstheblues.com) ha ricavato profitto, dopo aver vinto la battaglia con le majors che chiedevano cifre astronomiche per i diritti delle canzoni di una musicista blues morta decine di anni fa. Era la città del cinema, invece, è un documentario di Dario Casazza dove si racconta della scomparsa dei cinema monosala a Milano e Dead Men’s Shoes, thriller psicologico di Shane Meadows, racconta la storia di due fratelli che si vendicano di chi ha abusato del ritardo del più piccolo.
Con questo festival, dunque, si è cercato di alzare un tappeto e sotto non si è trovata polvere, ma un esercito di cinefili, registi, brigate di sottotitolatori anonimi, organizzatori, critici che hanno preso una boccata d’aria miracolosamente ritagliata alle multisale.

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