La fame non può attendere Ci vuole un cambio di rotta.
por andrea em sexta-feira, 30 de dezembro de 2011 às 12:13
Ritorno in Italia, che è il Paese dei miei avi. La mia priorità sarà quella di dare nuovo impulso all’impegno per il raggiungimento del primo obiettivo del Millennio, quello cioè di dimezzare la proporzione delle persone che soffrono la fame entro il 2015 e guardare oltre, verso la definitiva e totale eliminazione della fame dalla faccia della terra. Un impegno che la FAO non potrà condurre da sola
ROMA – La mia elezione a Direttore Generale della FAO, l’Organizzazione dell’ONU per l’Alimentazione e l’Agricoltura, rappresenta un importante punto di svolta nella mia vita. Tanto per cominciare ritorno in Italia, che è il Paese dei miei avi. Ed infatti ho sia la nazionalità brasiliana che quella italiana. Dal primo gennaio assumo ufficialmente la mia nuova carica e vorrei che anche questa data segnasse un altro punto di svolta – un cambio di rotta nella lotta contro la fame per arrivare alla sua eliminazione. Oggi sono circa un miliardo le persone che non hanno cibo a sufficienza e molti Paesi sono ben lontani dal raggiungimento del Primo Obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare, entro il 2015 la proporzione di persone che soffrono la fame cronica e vivono in condizioni di povertà estrema.
La mia priorità. Per il 2012 sarà dunque quella di dare nuovo impulso all’impegno per il raggiungimento di quell’obiettivo. Ma anche guardare oltre, verso la definitiva e totale eliminazione della fame dalla faccia della terra. Ovviamente, un impegno di questa portata non è qualcosa che la FAO possa condurre da sola. E’ necessaria una nuova e più forte mobilitazione internazionale, il sostegno degli organi politici ad ogni livello ed uno sforzo congiunto dell’intero sistema delle Nazioni Unite e di tutti gli altri partner per lo sviluppo. Intendo avviare presto una serie di consultazioni con una trentina tra i paesi più poveri al mondo, per aiutarli a mobilitare le risorse necessarie
e ad avviare strategie nazionali per il raggiungimento della sicurezza alimentare.
Non esistono risposte preconfezionate. Ma i paesi non dovranno neanche partire da zero. All’interno della FAO, ed in molte parti del mondo in via di sviluppo, esistono esperienze alle quali questi paesi possono attingere per trovare risposte efficaci ai loro problemi. La FAO, da parte sua, lavorando fianco a fianco con altri partner e facendo il miglior uso delle proprie risorse finanziarie ed umane, è pronta ad aiutare questi paesi ad avviare programmi fattibili ed a trovare le risorse necessarie per finanziarli, oltre a mettere a disposizione le conoscenze e l’esperienza sviluppate negli anni, per esempio nel campo dello sviluppo rurale sostenibile.
Una nuova rivoluzione. Nel 2011 la FAO ha lanciato un modello per una nuova rivoluzione “più verde” in agricoltura, per far incrementare la produzione senza possibili “effetti collaterali”, come danni ambientali ed esaurimento delle risorse naturali causati dai sistemi agricoli attuali. E’ quello che noi chiamiamo “Save and Grow“, cioè produrre di più con meno. Questo nuovo modello produttivo preserva e rafforza le risorse naturali, grazie ad una serie di pratiche agronomiche che permettono una migliore gestione del suolo, limitando gli effetti negativi sulla sua composizione e contribuendo anche a ridurre il fabbisogno di acqua ed i costi energetici. Le rese dei coltivatori che hanno seguito in via sperimentale queste tecniche in 57 paesi a basso reddito sono aumentate di circa l’80 per cento. E gradualmente, nel corso dei prossimi 15 anni, incoraggeremo ed aiuteremo i paesi in via di sviluppo ad adottarlo.
Il coinvolgimento delle donne. Iniziative come questa possono avere un ruolo importante nell’aiutare paesi con problemi di insicurezza alimentare a raggiungere una crescita economica più sostenibile, una questione questa che sarà al centro del dibattito alla Conferenza delle Nazioni Unite “Rio+20” della prossima estate. Cambiamento climatico e sicurezza alimentare hanno d’altronde programmi convergenti. Entrambi richiedono cambiamenti sostanziali nella direzione di modelli produttivi e di consumo più sostenibili. Adesso vi è l’opportunità di esplorarne le possibili sinergie. Assieme a UN Women e molti altri partner, la FAO è convinta della necessità di un maggiore coinvolgimento e ruolo delle donne in agricoltura. Attualmente il rendimento degli appezzamenti gestiti da donne sono inferiori a quelli gestiti da uomini. Ma questo non perché le donne coltivino la terra peggio degli uomini, ma semplicemente perché non hanno lo stesso accesso a risorse fondamentali quali terra, tecnologia e fattori produttivi. La piena partecipazione delle donne al nostro comune impegno per eliminare la fame farà la differenza.
Una strada lunga e in salita. Nel dare un nuovo impulso alla lotta contro la fame dobbiamo guardare a nuove ed innovative soluzioni. Immettere risorse nelle economie rurali, per esempio mediante programmi di trasferimento di denaro ed incentivi produttivi, ha immediati effetti positivi sulla crescita economica locale. Si creano posti di lavoro e fonti di reddito, vengono generati mercati per contadini su piccola scala ed aumenta la disponibilità di alimenti freschi, sicuri e nutrienti. La strada che abbiamo di fronte è lunga ed in salita, ma è tempo di essere innovativi e trovare nuove risposte. Sebbene il nostro lavoro sarà reso più arduo dalle incerte prospettive economiche, sono convinto che con un nuovo approccio ed un rinnovato impegno, con misure che rafforzino la governance della sicurezza alimentare a livello mondiale, possiamo dare l’impulso necessario per una totale eliminazione della fame.
* José Graziano da Silva è il nuovo direttore della FAO