Frattini: «Su Battisti l’Italia non cede Siamo pronti al ricorso all’Aia»
por andrea em domingo, 2 de janeiro de 2011 às 12:27
Frattini: «Su Battisti l’Italia non cede Siamo pronti al ricorso all’Aia»
«Basta con le dottrine che difendono i latitanti. L’Europa fermi gli aiuti a chi perseguita i cristiani»
ROMA – Allo sgarbo di Lula, il governo risponderà «con ogni mezzo possibile», sul piano politico, giuridico, parlamentare, sapendo bene però che «un governo sovrano e forte come quello brasiliano non è condizionabile da azioni di ritorsione». E sulla tragedia delle minoranze cristiane perseguitate, l’Italia chiederà all’Europa di passare «dalle parole ai fatti», anche subordinando gli aiuti economici ai Paesi che li richiedono alla verifica della tutela del diritto alla libertà religiosa. Lo dice Franco Frattini, ministro degli Esteri, sicuro di rappresentare nell’anno delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia «l’interesse nazionale». Che non dovrebbe essere disperso «in polemiche politiche misere, come qualche volta in questi giorni è accaduto: sulla scia delle parole del capo dello Stato, le forze politiche devono mostrarsi unite e concordi su questioni cruciali per il nostro Paese».
Partiamo dal caso Battisti. Al di là delle proteste, come avete intenzione di muovervi adesso?
«Intanto, fedeli all’impegno che tutte le istituzioni hanno sempre dimostrato per risolvere questo caso -, da quello anche personale del capo dello Stato, a quello del governo, della diplomazia – faremo ricorso al Tribunale Supremo contro la decisione di Lula, che ha sorpreso perfino giudici brasiliani di fama. Perché è impensabile che si possa derogare ad un trattato bilaterale adducendo come motivazione che per Battisti il ritorno in Italia comporterebbe l’aggravamento della sua posizione o rischi personali: ma scherziamo? Con tutto il rispetto, non è l’Italia il Paese dei desaparecidos, non è qui che in galera si tortura, si uccide o vengono fatti sparire i detenuti».
Appunto, la portata dell’accusa all’Italia è tale che qualcuno pensa che servano passi più decisi.
«E infatti stiamo pensando di portare il caso dinanzi alla Corte Internazionale dell’Aja. Non vogliamo lasciare nulla di intentato. Il no all’estradizione è un precedente gravissimo che potrebbe influire sui destini di tanti latitanti: non può passare il segnale che il Brasile è il Paese dove si può ripetere un nuovo caso Battisti. Non è accettabile che, dopo la dottrina Mitterrand, si diffonda l’idea che esiste una dottrina Lula…».
A proposito di dottrina Mitterrand, lei crede che la posizione della Francia, piuttosto ambigua sull’intero caso Battisti, possa aver pesato sulle decisioni di Lula?
«Il ministro degli Esteri italiano non può lanciare accuse contro autorità di uno Stato come la Francia. Ma registro che nei blog di diffusi ambienti della sinistra extraparlamentare francese – che hanno protetto, difeso, favorito la fuga di Battisti – ancora nei giorni scorsi si inneggiava alla “liberazione” del terrorista: basta andarsi a guardare quello di Bernard Henry Levy».
Non crede che, come accusano dall’opposizione, il governo italiano abbia dimostrato di pesare troppo poco sullo scacchiere internazionale? Bocchino, capogruppo del Fli, definisce fallimentare la politica della «pacca sulle spalle».
«Non accettiamo lezioni da chi fa appelli al “compagno Lula” o da chi addirittura su certi personaggi ha taciuto o li ha coperti fino all’ultimo. E per quanto riguarda Bocchino, è l’ultima persona al mondo che dovrebbe parlare di politica estera, visto che è pronto a barattare l’interesse nazionale per miseri interessi di bottega. Dopo le parole di Napolitano, che rappresenta tutti, bisognerebbe solo tacere, e non dimostrare un così scarso senso delle istituzioni e una vicinanza ormai totale ad ogni tesi della sinistra».
In ogni caso, anche nel centrodestra c’è chi ha giudicato troppo timide le pressioni italiane o la reazione attuale.
«Noi andiamo avanti decisi su tutti i fronti, ma chi conosce la politica internazionale sa che un governo sovrano e forte come quello brasiliano non è condizionabile da azioni di ritorsione. Detto questo, è vero che la vicenda Battisti avrà sicuramente ripercussioni nella vasta comunità italiana che vive in Brasile, che oggi è molto delusa dall’atteggiamento del presidente uscente e che conta sulla decisione alla quale con ogni probabilità sarà chiamata il presidente Dilma Rousseff, che in pubblico si è già detta favorevole all’estradizione».
A gennaio va ratificato in Parlamento anche il trattato di partenariato tra Italia e Brasile: che fine farà?
«Tra i due Paesi ci sono interessi profondi, ma in questo clima non vedo così facile l’approvazione del trattato. Magari non sarà bocciato, ma potrebbe essere accantonato, rinviato. Perché ci sono princìpi che valgono più di tutto, e la lotta al terrorismo non può tollerare buchi neri come quelli provocati da Lula».
Ministro Frattini, intanto si assiste a una nuova strage di cristiani, stavolta in Egitto. Sono previste azioni diplomatiche dell’Italia?
«Ormai assistiamo a veri e propri pogrom anti-cristiani, di fronte ai quali solo il nostro Paese, oltre naturalmente al Santo Padre, fa sentire alta la propria voce. Siamo riusciti a far approvare un mese fa dall’Onu una risoluzione sulla tolleranza religiosa: l’Europa non può più far finta che si tratti del problema di qualcun altro. Abbiamo intenzione di chiedere al ministro degli Esteri europeo, signora Ashton, che si discuta di questo: va bene concedere aiuti e contributi generosi a Paesi che li necessitano, ma in cambio dobbiamo pretendere da quei paesi il rispetto del diritto alla libertà religiosa e la tutela vera, non a parole, delle minoranze. Il che significa perseguire e non avere alcuna ambiguità nella lotta a chi queste libertà mette in discussione con minacce, attentati, stragi. E’ una battaglia che vogliamo condurre con forza: sarebbe bene che il Parlamento si riunisse e ne discutesse presto, per darci un mandato forte per vincerla».