Bologna e Napoli: successo di partecipazione
por andrea em domingo, 23 de janeiro de 2011 às 16:31
Tra stasera e domani faremo tutti i conti. Vedremo quanti saranno andati alle urne, se pochi o tanti, sapremo quali candidati l’avranno spuntata e quanto questa scelta influirà sugli assetti del centrosinistra. Potremo valutare se le primarie sono ancora vive o se invece le polemiche degli ultimi mesi hanno ridotto la loro spinta propulsiva. Rivolteremo il voto di Bologna e di Napoli come un calzino. Ma già oggi si può dire, al di là del risultato finale, quale è la sfida vera: la democrazia contro il sultanato, la libertà contro il partito di un uomo solo, le idee contro i diktat. Non è poco.
Bologna, sfida per le primarie: arbitra l’Unità
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A Bologna, provata dallo scandalo Delbono e delusa dal difficile periodo del commissariamento, la posta in gioco è alta. Per due motivi. Primo, perché chi uscirà vincitore dovrà mettercela tutta per dare uno scossone alla città e farle ritrovare la sua dimensione di centro civile e riformista dell’Italia che si è un po’ appannata. Ci sarà bisogno di scelte radicali e di un rinnovamento della classe dirigente che porti aria nuova e idee originali. Bologna ha vissuto per troppo tempo sui fasti del passato, ora deve voltare la testa in avanti e ritrovarsi. Per questo è apprezzabile il gesto compiuto dal favorito Virginio Merola che ieri ha detto: chiunque vinca, dopo bisognerà lavorare insieme per riconquistare Palazzo D’Accursio perché non serve un uomo solo al comando.
L’altro motivo che rende delicata la sfida di Bologna sta nel fatto che l’esito del voto può toccare gli equilibri politici nazionali. Vendola si è schierato apertamente con Amelia Frascaroli, ex Caritas. E se, dopo Milano (dove ha vinto Pisapia, candidato vendoliano) anche Bologna dovesse fare la stessa scelta si porrebbe sicuramente un problema per il Pd. Tra i democratici la preoccupazione c’è, ma un po’ tutti sono sicuri che alla fine , anche se per poco, Merola dovrebbe farcela perché ha le caratteristiche del bravo amministratore che mancano agli altri due candidati e che invece servono alla città.
Lo stesso discorso, anche se in modi diversi, si può fare per Napoli. Qui la sfida è ancora più complessa perché in campo (oltre a Libero Mancuso, sostenuto da Vendola) ci sono tre esponenti del Pd (Ranieri, Cozzolino, Oddati), tutti e tre di “scuola Pci” ma con riferimenti personali diversi. Questa assurda divisione (che andrebbe evitata in futuro, stabilendo regole più rigide) non aiuta e rende il risultato ancora più incerto. Ma anche qui la vera sfida si combatterà per le “secondarie” e su una idea di Napoli che sicuramente ha bisogno di una bella revisione dopo gli affanni degli ultimi anni.
Queste sono le incognite del voto di oggi. Però, diciamolo: il centrosinistra e il Pd dovrebbero avere un maggiore orgoglio di sé. Comunque vada a finire, vedere migliaia di cittadini che fanno la fila per scegliere, vedere una coalizione che lascia il potere nella mani degli elettori, vedere candidati che si confrontano sulle idee e non sul gossip, sarà una bella prova di democrazia. Sì, una bella prova che va rivendicata con forza di fronte al «meraviglioso mondo del bunga bunga» che sta inquinando la politica e l’etica pubblica. Guardate che non è un’inezia. Perché mentre la destra – che ancora non sa chi candidare né a Bologna né a Napoli e vedrete che deciderà nel chiuso delle stanze di Arcore appena saranno libere da altri “impegni” – spende tutte le energie per difendere il diritto alla prostituzione minorile del premier e ci consegna l’immagine di un Paese di cui vergognarsi, per fortuna da quest’altra parte del campo si discute e ci si divide su cose serie e lo si fa con coraggio e a rischio personale. Può essere un bel messaggio a un Paese stanco, deluso, ferito. Un messaggio di libertà, di pulizia, di democrazia. Cerchiamo di non sprecarlo nelle solite inutili polemiche.