Berlusconi sparisce dal simbolo elettorale “Ora fa perdere voti”
por andrea em domingo, 2 de outubro de 2011 às 14:14
Molise alle urne tra 15 giorni: per la prima volta nome eliminato dal logo, niente comizi del leader
CAMPOBASSO
Per la prima volta dal simbolo del Pdl scompare il nome di Berlusconi. Omesso poiché ritenuto auspicio di sventura elettorale. Accade in Molise, unica regione dove si vota tra 15 giorni. Segno dei tempi, malinconico crepuscolo del mito del «partito personale». Pare trascorso un secolo dal 2008-2009, quando «BERLUSCONI» campeggiava da solo a caratteri cubitali in Abruzzo e Sardegna (ignorati i candidati locali), ma anche dal 2010 e dalla scorsa primavera, quando ancora sovrastava i nomi di sindaci e governatori, piccini e relegati nella parte bassa del simbolo, a testimoniare l’effetto taumaturgico del Cavaliere.
Mentre cinque anni fa il premier piombò in Molise quattro volte in un mese, per sostenere il governatore Michele Iorio, questa volta non si è fatto vedere, né sono in agenda comizi, videomessaggi, collegamenti telefonici. Nulla di nulla. Peggio: nelle manifestazioni pubbliche il nome di Berlusconi non viene pronunciato come si faceva per sollecitare ovazionie mobilitare le masse moderate, se non in senso opposto da Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, che per giustificare l’alleanza con il Pdl ha proclamato: «Iorio non è Berlusconi». In privato, invece, raccontano che i colonnelli del Pdl abbiano sì evocato il Cavaliere, ma per bandirlo dalla campagna elettorale: «Ora fa solo perdere voti».
Iorio è alla caccia del terzo mandato (il limite legislativo di due è ormai ignorato dopo i precedenti di Formigoni ed Errani). E nonostante il vento nazionale contrario e un paio di inciampi giudiziari (processi in corso per abuso d’ufficio), risulta in testa nei sondaggi. Anche perché il centrosinistra ha pensato bene di opporgli Paolo Di Laura Frattura, fino a pochi mesi fa collaboratore del governatore, che nel 2006 l’aveva piazzato nella lista di Forza Italia. Un successo elettorale, sia pure in una regione di 320 mila abitanti (un quarto della sola Milano) sarebbe un miracolo, interrompendo una serie di batoste memorabili. Per questo Iorio ha deciso di fare a meno di Berlusconi.
Interpellato, minimizza: «Non ho approfondito, ma mi pare che il simbolo del Pdl sia cambiato. Certo, cinque anni fa il suo nome c’era anche in Molise. Ora no, meglio privilegiare quello del candidato sul territorio. Comunque, non sono tra quelli che pensano che il nome di Berlusconi sia negativo, chiaro? Quanto ai comizi con lui, ne avevamo parlato tempo fa, ma al momento non ce ne sono in programma». In altri tempi, quando i candidati azzurri facevano stampare manifesti con fotomontaggi per simulare l’abbraccio e la benedizione del Cavaliere, tale scelta sarebbe apparsa un suicidio. Oggi no. Secondo le rilevazioni Demos, il gradimento popolare di Berlusconi è sceso dal 35% del dicembre 2010 al 22,7% del settembre di quest’anno.
E gli ultimi indizi elettorali fanno una prova. Milano: Berlusconi prende in mano la campagna per le comunali affondando Letizia Moratti. Napoli: il candidato del centrodestra Gianni Lettieri telefona a Denis Verdini supplicandolo: «Convinci il presidente a non venire»; Silvio va e trova una piazza Plebiscito semivuota e fischiante, facendo felice De Magistris. Referendum: i consiglieri suggeriscono il basso profilo, il Cavaliere fa appelli per l’astensione e trascina milioni di elettori alle urne. Se Iorio perderà, avrà pagato il clima nazionale. Se vincerà, dovrà ringraziare la damnatio memoriae di Berlusconi. Fino a ipotizzare il capovolgimento del gingle del Pdl: «Meno male che Silvio non c’è…».