Pubblicazione dell’Associazione per l’Interscambio Culturale Italia Brasile Anita e Giuseppe Garibaldi

Il doppio passo dei vescovi: difendiamo la Carta, ma soprattutto la vita

por andrea em sábado, 12 de março de 2011 às 12:37

 

PROVVIDENZIALE – La Cei diffonde adesso un documento di cinque mesi fa. Una presa di distanza dal cavaliere e un avvertimento a tutti gli altri
Quando si dice un intervento «provvidenziale». Come altrimenti si potrebbe definire la decisione della Conferenza episcopale italiana di diffondere ieri – alla vigilia della manifestazione in difesa della Costituzione – il documento conclusivo delle settimane sociali svoltesi a Reggio Calabria nell’ottobre scorso?
La solita dietrologia, si dirà. E invece no, trattasi come sempre di tempismo perfetto nonché di innegabile predisposizione alla preveggenza perché alla Chiesa va il merito di aver compreso per prima che il Cavaliere era lì lì per essere disarcionato e che in fondo una bella sferzata al cavallo ne avrebbe solo cristianamente abbreviata l’agonia. Così che a rinverdire la memoria di quanti si fossero dimenticati che in Italia il potere abita Oltretevere, arrivano le riflessioni dei cattolici italiani più attratti, sembrerebbe, da temi prettamente politici che da questioni sociali.
La Costituzione innanzitutto. «È frutto di una esperienza esemplare di alto compromesso delle principali culture politiche del paese – si legge nel documento -, eventuali modifiche non devono stravolgerne l’impianto fondante». Certo resta il nodo dolente dell’annunciata riforma della giustizia ma tanto devono crederci i cattolici italiani che nel documento nemmeno ve n’è traccia. «Non spetta al comitato dare un’opinione sul fatto che questa riforma stravolga o meno la Costituzione – dichiara comunque Edoardo Patriarca, segretario del comitato scientifico delle Settimane sociali e consigliere Cnel – ma certo la Carta può ancora dare tanto al paese». Non è neutrale la Cei. Lo dice a voce alta e con richieste precise. Salvaguardare la democrazia (che evidentemente i porporati vedono in pericolo), rivedere la legge elettorale garantendo agli elettori la possibilità di scegliere i candidati mettendo mano alla «questione del numero dei mandati e dell’ineleggibilità di quanti hanno pendenze con la giustizia». Un vero documento politico che la questione del potere doveva per forza affrontare di petto: «Poteri limitati – si legge nel documento – che si controllano reciprocamente, alla cui guida ci sia l’alternanza». Nessuna emergenza, rassicura la Cei, ma solo «l’urgenza di ricreare passione politica».
Il Cavaliere è servito ma non se ne rallegrino troppo i politici italiani che oggi scenderanno in piazza, perché Santa Romana Chiesa non è cambiata e di vecchi o nuovi illuminismi continua a non sentirne ragione. La Costituzione non si tocca, ma neanche la vita. Così che mentre i cattolici italiani si parlano di welfare e immigrazione, il cardinal Bagnasco comunica quale sarà il terreno su cui dovrà scendere chiunque intenda governare dopo il diluvio. E a Perugia, dove ieri ha svolto la sua prima lectio magistralis, ha affermato: «La smania di dominare e manipolare fino all’estremo la vita umana alimenta un atteggiamento strumentale che, mentre non rispetta correttamente la natura, umilia anche se stessa».
Che nessuno gridi al miracolo di una Chiesa che scende in campo per la democrazia. Più semplicemente, cavallo e cavaliere sono andati. Adesso basta solo cambiare scuderia.

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