Pubblicazione dell’Associazione per l’Interscambio Culturale Italia Brasile Anita e Giuseppe Garibaldi

CINEMA ITALIANO AL SORPASSO: ROAD-MOVIE ALL’ITALIANA

por andrea em quinta-feira, 1 de julho de 2010 às 12:05 CINEMA ITALIANO AL SORPASSO: ROAD-MOVIE ALL’ITALIANA

Il cinema italiano, a differenza di quello americano, non è certo famoso per produrre road-movie ovvero quei film che mettono in scena un viaggio che può svolgersi con i mezzi di trasporto più diversi, dalla moto al trattore, passando per auto, camion e pullmann . Gli immensi spazi statunitensi sembrano infatti paesaggi più consoni a film che si svolgono fondamentalemente per strada, spesso passando dalla costa atlantica a quella pacifica attraverso ampie autostrade che percorrono paesaggi desertici, boscosi, montagnosi e urbani. Non ci si aspetterebbero le stesse emozioni da un coast to coast Adriatico- Tirreno e nemmeno da un’avventura sull’autostrada del sole.

Ma la storia del cinema smentisce in parte quest’idea se ricordiamo che quello che normalmente si considera il film iniziatore del genere, quell’Easy Rider del ’69, si è ispirato, secondo le dichiarazioni dello stesso regista Dennis Hopper, al nostrano Il Sorpasso, film di Dino Risi del ’62, il cui titolo americano fu The Easy Life. Questa commedia, ritratto sociale del boom economico, si affranca dalla tradizione ‘all’italiana’ per il suo approfondimento psicologico dei personaggi, per il suo interesse documentaristico e per la cura nella costruzione delle riprese. Dal deserto romano ferragostino alla costa toscana, la strada è l’asse narrativo. Una Lancia Aurelia B24, spider simbolo di eleganza e raffinatezza dell’epoca ma anche della sua aggressività, sfreccia sulla via Aurelia, altro simbolo dell’evasione vacanziera, che passa dai quartieri borghesi a quelli popolari, proponendo un viaggio attraverso la società romana. Sull’auto viaggiano Vittorio Gassman, uno spaccone quarantenne, e Jean-Louis Trintignan, uno studente che, dopo questo viaggio di iniziazione, concluderà la sua esistenza in un ultimo sorpasso.

Un anno prima de Il Sorpasso una commedia meno nota, Il federale di Luciano Salce, aveva anche proposto una storia ‘per strada’che vedeva nell’Italia del ’44 un camerata, interpretato da Ugo Tognazzi, in missione per accompagnare da Cremona a Roma un filosofo antifascista. Il viaggio che inizia con una motocarrozzetta, prosegue per varie disavventure con un camion, poi con un veicolo militare tedesco e infine con un tandem per terminare a piedi. Un film interessante dove un Tognazzi a tutto tondo rappresenta il fascista convinto fino alla fine, anche davanti agli americani, e dove l’antifascista, interpretato da George Wilson, un altro attore francese, dopo aver aiutato il federale in varie occasioni durante il viaggio, lo salva dal plotone partigiano dandogli la libertà.

Negli anni ’70 tre film italiani si fanno ricordare come road movie. Il primo è del ’74 ma non venne mai distribuito in quegli anni uscendo solo nel ’95 in DVD. Si tratta di Cani arrabbiati, unico thriller del maestro dell’horror Mario Bava. Il film è girato prevalentemente in un auto che viaggia sull’autostrada Roma-Civitavecchia trasportando tre banditi e tre ostaggi tra cui un bambino. La violenza è estrema e l’epilogo vede morire i banditi per mano dell’ostaggio con il bambino che alla fine si rivela essere un sequestratore e non il padre del minore. Del ’76 è invece la commedia picaresca L’Italia s’è rotta di Steno che mette in scena il viaggio in macchina di due siciliani e una veneta da Torino alla Sicilia e il loro ritorno. Avere vent’ anni di Fernando di Leo del ‘78 è una delle sue opere più censurate. Una film erotico in cui due belle e emancipate ragazze, frutto della società post-sessantottina, viaggiano in autostop. Il film, considerato precursore di Thelma & Louise di Ridley Scott (’91), non ebbe nessun successo per via della fine estremamente violenta che fanno le protagoniste.

I road-movie degli anni ’80 non sono altrettanto innovativi e di questi possiamo ricordare tre commedie. La prima è Bianco, rosso e Verdone dell’81, diretto e interpretato dal comico romano. Film in tre episodi che vede Verdone cimentarsi in tre personaggi accomunati dall’esigenza di raggiungere il seggio elettorale. Il pignolo e pedante Furio, che da Torino si reca a Roma con la famiglia, lo sprovveduto Mimmo, che da Verona va nella capitale accompagnando la nonna, e il taciturno Pasquale, che da Monaco di Baviera si dirige a Matera e conclude il film con un incomprensibile.sproloquio in dialetto. I tre personaggi, rispettivamente con una macchina bianca, una verde e una rossa, sono accompagnati dalle note dell’Inno di Mameli. Dietro la versatilità di Verdone si intravede una critica al rito del voto e ai pasticci elettorali. Lo stesso attore l’anno successivo sarà il figlio timido e ecologista In viaggio con papà, per la regia questa volta di Alberto Sordi che interpreta anche un ricco donnaiolo. I due si ritrovano in macchina da Roma alla Liguria destinazione Corsica in un percorso di reciproca conoscenza e insegnamento il cui risultato vedrà il figlio conquistare la donna del padre. Una commedia di nessuna rilevanza. Sorvoliamo su Fratelli d’Italia (’89) di Neri Parenti, un altro film a tre episodi con la comicità basso profilo di De Sica (figlio), Calà e Boldi che citiamo solo perchè in ogni episodio il personaggio affitta la stessa macchina per intraprendere un viaggio.

Gli anni ’90 iniziano un po’ meglio con Turné di Gabriele Salvatores, l’unico road movie del regista ambientato in Italia. Due attori, l’ottimista interpretato da Diego Abatantuono e il depresso da Fabrizio Bentivoglio, in tourné teatrale in macchina per l’Italia. Tra loro una donna che ha lasciato il secondo per stare con il primo che non sa dirlo al secondo ma alla fine ce la farà e anche con un lieto fine. Non vogliamo spendere neanche poche parole su Ricki e Barabba (‘92) di Christian De Sica ma a rigor di cronaca anche qui c’è un viaggio in macchina di un ricco milanese e un povero romano. Nel ’94 invece Monicelli dirige Cari fottutissimi amici e ci porta nell’Italia del ’44 dove da Firenze parte e si conclude una tourné pugilistica tra i paesini liberati. Il viaggio è su uno sgangherato camioncino e coinvolge vari personaggi in un ultimo episodio giovanile pre-ricostruzione. Si conclude il decennio con la comicità di Aldo, Giovanni e Giacomo che nel ’97 con Tre uomini e una gamba viaggiano assieme alla Massironi da Milano alla Puglia, un pretesto per mettere in scena le gag dei tre personaggi. Nel ’98 anche Viola bacia tutti, di Giovanni Veronesi, presenta tre amici che viaggiano con una donna (Asia Argento) prima loro sequestratrice e poi complice. Questa volta però siamo in un camper e da Roma si va in Svizzera.

Siamo arrivati al nostro decennio che si apre con un Pieraccioni regista e attore che in Il principe e il pirata viaggia con il fratello, che non sapeva di avere, da Palermo fino alla Val d’Aosta passando per Napoli, Firenze e Viareggio. Un occasione per dipingere l’Italia, dal camorrista al benestante, e per far conoscere e aiutarsi i due personaggi, un maestro e un ex carcerato; e senza lieto fine. Nel 2002 un’opera prima, Quello che cerchi di Marco Simon Puccioni, fa incursione nel giallo raccontando la storia di un investigatore depresso che segue un ragazzo ribelle per proteggerlo. Viaggiano da Torino a Napoli attraversando le periferie urbane tra campi nomadi e paesaggi marini e ritrovando reciprocamente un appoggio emotivo. Finalmente nel 2003 Alessandro Piva, autore del film culto Lacapagira in dialetto pugliese, firma Mio cognato, un giorno e una notte a Bari dove il traffichino Toni (Sergio Rubini) e il tranquillo Vito (Luigi Lo Cascio) si ritrovano a bordo della macchinona del primo per recuperare l’auto nuova appena rubata a suo cognato. Un viaggio nella malavita locale dove Toni fa da traduttore del barese e delle dinamiche della città al parente sprovveduto. Una notte che farà rompere le barriere tra i due uomini e porterà Vito ad assecondare la disinvoltura di Toni un po’ come era successo a Trintignan ne Il sorpasso, non per niente citato da tutta la critica come referente primario di questa commedia nera. Torna al road movie nel 2004 il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo questa volta a bordo di un taxi per il film Tu la conosci Claudia? alla ricerca della suddetta tra Lombardia e Toscana.

Abbiamo citato vari film di qualità diverse e senz’altro ci saremmo dimenticati di molti altri ma possiamo concludere che i viaggi ‘on the road’ del cinema italiano sono quasi sempre a due e propongono uno scontro di personalità in un proceso di conoscenza, comprensione e trasformazione. Spesso un elemento femminile si introduce in questa relazione. Abbiamo visto anche la variante dei tre viaggiatori o ancora quella del viaggio corale. Tranne poche eccezioni il ‘road movie’ comunque sembra essere nel nostro cinema un genere da commedia.

Abbiamo tralasciato però i viaggi lungo la penisola sulle rotaie dei treni, mezzi di trasporto più europei, ma questo è un capitolo a parte e veramente molto ampio.

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